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San Biagio la sua storia

              La festa di San Biagio si celebra 2 volte all'anno, Il 3 febbraio e la prima domenica di giugno, La cittadina viene invasa da tanti fedeli di tutti i paesi vicini e lontani. tutti i fedeli prima di entrare in chiesa, fanno tre giri intorna alla chiesa. In tutta la strada principale, Provinciale viene occupata dai venditori ambulanti, di abbigliamento e di generi alimentari, biscotti ed altro.

                  

SACRA RELIQUIA DI S. BIAGIO  V.  e   M.

Con autentica del Prefetto della S.C.R.  Card  Micara, concessa in
Roma il 19- xII-1951 dalla famiglia Nasso - Gabrielli donata per
interessamento del Rev Parroco Sac. Carmelo Corigliano alla  chiesa di Plaesano il 2.2.1952.

 

Santo: difattisi dedico' con umilta' al severo e nobile apostolico
con capacita' d'insegnamento, veramente compreso del coman-
damento della sacra scrittura :  < onora il medico a motivo della
necessita' , perche' egli e' stato fatto dall'Altissimo>.  percio' gli
antichi biografi  tramandano la grande reputazione di Biagio, sia
fra i cristiani, sia fra i pagani per le suddette sue peculiari doti.
(1)
     La vita del presule di8 Sebaste  fu una fatica coronata dal
martirio,  avvenuto l'a. 316, secondo il Baronio, durante le per-
secuzioni di Licinio, o sotto Dioclezione nel 288,  secondo Save-
rio Venenisti; ed il suo nome, che si trova fin dagli antichi mar-
tirologi  d'occidente attribuiti a San Girolomo, e' notato al  15
febbraio in Atene, in Usardo, ed in altre  scritture piu' remote.
(2)

     Le caratteristiche del martirio del Santo iniziarono un giorno,
mentre il cielo era coperto ed il vento soffiava forte e freddo,
quando si avvio' al monte Argeo, inoltrandosi in una grotta, ove
costrui' una piccola cella, in cui regnava sovrana la poverta. Il
solitario amava le rocce che si drizzavano nell'azzurro,  le pia-
nure che si distendevano senza confini, quasi verdi scialli tra-
punti di fiori, ascoltava la voce della montagna ed il mormorio
delle foreste, che gli narravano le bellezze  di Dio.     
     Mentre sorgeva il sole, nella grotta arrivava un falco colpane
nel duro becco, cibo che il presule prendeva, il rapace,  mentre
dopo aver ricevuto la benedizione, riprendeva il volo; i leoni e i
lupi lambivano le mani, stavano lì in compagnia e in difesa del
loro protettore, o si trascinavano per aver guarite le ferite,
perche' sempre il Santo doveva ad essi la sanita'.
    (1)
     Ma i soldati del preside, che andavano alla cattura di fiere
destinate supplizio dei cristiani, sorpresero l'Eremita attorniato
dagli animale suoi fedeli amici; essi lo credettero un mago o un
domatore, ma ritornati poi per ordine di Agricolao lo arrestarono.
Si formava un corteo che diveniva un trionfo, durante cui il Ves-
covo guariva le infermita' facendo risorgere i malati:  ed infatti,
alla svolta di una via, una donna sbiancata dal dolore gli si
getto' ai piedi inplorando la grazia per il figliolo morente  fra le
sue braccia, soffocato da una spina di pesce conficcatasigli in
gola :  al che il Pastore si chino' , rivolse poarole di conforto,
poi tacque e traccio'  il segno della croce, e subito il piccolo mi-
racolato si drizzo giulivo.  Piu' innanzi, un'altra donna si lamen-
tava perche' un lupole aveva rapito un maialetto, unica sua ric-
chezza, ed anche a questa il Santo disse di non lamentarsi
perche' le sarebbe stato reso; e, difatti, sulla stessa  strada,
alla pdrona l'animale ritornava saltellando.
     Agricolao inflisse al Vescovo il vergheggio legandolo ad una
rozza colonna, quindi il carcere, la flagellazione con pettini
arruginiti,  appendendolo ad un tronco d'albero e ancora la
prigione.  Lungo la via, sette donne gli si avvicinarono e la-
crimando accostarono i loro lini alle ferite :  ma ne furono bru-
talmente strappate,  sotto la falsa accusa  di aver gettato nel
lago i segni degli idoli.  Legatogli al collo un macigno fu gettato
nel lago, le cui acque si mutarono in crudo gelo, la fune si
spezzo' per cui il Vescovo, diritto sul candido iaccio, elevato
un ringraziamento al Signore invito' gli infedeli a raggiungerlo
per provare l'impotenza dei loro dei.  Ne scxesero 68, che
annegarono mentre comariva tre volte l'Angelo di Dio,  al che
agricolao ordino' la decapitazione del Vescovo e dei suoi
fanciulli.
     Dalle vicende della vita del Santo trae origine il culto,  che
si crede dovette iniziare in oriente subito dopo la morte,
perche' i tre grandi pp.  greci di Cappadocia furono zelanti
nell'adorare la memoria dei martiri dei loro paesi.  Il diffon-
dersi del dominio degli imperatori di Bisanzio, tramite special-
mente i monaci basiliani sulle coste allenizzate tirrene, favori'
nella chiesa latina il culto dei martiri greci e bizantini;  e si
crede che durante le crociate il corpo di San Biagio,  come
quello di altri martiri, venne trasferito in occidente  per pre-
servallo dalle profanazioni degl'infedeli.   (1)
     Il martirologio romano celebra la festa  di San Biagio il
3 febbraio, la chiesa greca l'11 febbraio o il 15 in antichi testi;
o l'8 maggio a ricordo della traslazione delle reliquie, il 21
o il 29 maggio o il 12 giugno per festeggiare il ritrovamento
della testa avvenuta ad Orbetello.

 

TRADIZIONI

L'episodio di San Biagio che salva il bambino sof-
focante per l'isca di pesce confiscata nella gola e' una
dei segni piu' distintivi, per cui lo s'invoca per ogni forma
di malattia alla gola, di difterite o di angina.
     Per perseverarsi da questi mali la Chiesa pratica la
benedizione, impartita ai fedeli con il contatto delle
candele benedette, o l'unzione con l'olio) -  tradizione
questa che trae origine dall'offerta di luci e nutrimento
che la pia donna che fece al Santo mentre veniva con-
dotto in carcere, il quale le raccomando' di offrire tutti
gli anni un cero alla chiesa, alla sua memoria, che sareb-
be stata contenta lei e tutti quelli  che avrebbero seguito
il suo esempio.
     In Grecia, riferisce Aezio, si pronunzia questa pre-
ghiera :   Blasius, martyr et servus Cristi, dicit : aut
descende aut ascende.
     Perche' la festa al Santo si celebra il giorno dopo
Purificanzione  ( Candelora ) l'uso si stabili' in moltissimi
luoghi con la benedizione impartita dal sacerdote, che
tocca alla gola i fedeli con due candele, benedette il
giorno prima, legate ad X, o con una soltanto, pro-
nunziando la formula : per mezzo delle preghiere e per
i meriti di San Biagio, Vescovo e martire, Iddio ti liberi
dal male di gola e da ogni altro male.     
    Una vecchia raccolta di preghiere che si trova in Na-
poli contiene delle forme analoghe
 

Alcuni etnografi vedono in cio' la sostituzione o rivi-
viscenza (1) di un precedente rito pagano di qualche divi-
nita' campestre, la cui festa ricorreva alla stessa rata (2)
in taluni luoghi il Santo viene invocato dalle ragazze del
popolo per trovare merito.  A Bagnara del sannio un ar-
tista stagno, con al centro il monumento al Santo, rinno-
va la tradizione del supplizio e nella seconda domenica
di maggio  ha luogo l'infiorata, offerta di doni e denaro
che integrano le spese della festa.  Un curioso calenda-
rio raffigura il Santo cun un cornetto  ed una tromba,
perche'  il suo nome ha qualche analogia col nome  di
sofflietto;  e percio' i marinai scandivani evitano di pro-
nunciare invano il nome di Biagio, nel giorno della festa,
parola che secondo la superstizione farebbe scatenare
il vento :  e presso i danesi si crede che se il vento sof-
fiera' in tal giorno, soffiera' per tutto l'anno.  A  Ragusa
adriatica e' anche invocato per proteggere la citta' dei
terremoti ed a Maratea di Policastro i fedeli inzuppano
batufoli di cotone nella preziosa manna  che il 3 feb-
braio trasuda dalle colonne  del tempio per ungere  e
sanare le ferite del corpo e degli animali.
     Le relazioni dei feudatari tra cui il meridione era di-
viso favorì',  specie in seguito alla  nomina dell'arcidia-
cono di Lucca Nicolo' Guidiccione, nel 1485 a vescovo
di Nicotera, il culto del Santo ivi ed, in Calabria, a Mi-
lano, a Serra e altrove.  A Plaesano e' il centro mag-
giore del culto nella Piana, egli dedico'  al Santo una
nuova parrocchia, distrutta dal terremoto del 5 feb-
braio 1783 ed in cui miracolosamente rimase solo
incolume la statua, come ho gia' accennato all'inizio
di questa racconto.  per cui,  i pochi superstiti  si
affrettarono a ricostruire l'attuale chiesetta, che e'
meta di migliaia di pellegrini il 3 febbraio e la prima
domenica di giugno di ogni anno. I quali fanno le tre
girate intorno alla chiesa tutti i pellegrini e compreso
il Santo alla fine della Processione. I pellegrini fanno
girare le tre girate assieme alle loro bestie, alla fine
delle girate vanno in chiesa e strofinano ai piedi del
Santo qualche indumento che riguardo loro e degli
animali che poi lo tengono come Talismano. (Ricordo
di pratiche magiche per contatto).  Tale usanza rievo-
ca l'epoca del citato fratello, quando i superstit raccon-
tarono i cocci di tegole della chiesa distrutta e li tras-
portarono alle proprie dimore conservandoli come sacri.
Anche a Scido si compiono i tre giri, votanelli, attorno
alla chiesa e a S. Procopio si gira attorno a una colonna
sormontata dalla statuetta del Santo.
     Tali cerimonie assumono il significato di doveroso
omaggio al Santo, e male ne incorrerebbe ai fedeli ed
agli animali incuranti.  Dette usanza sono ,pure colle-
gate al Santo, che ebbe dimestichezza e cura per tutti,
e la cui vita fu conclusa con l'apparizione divina che gli
ordino'  : << Leva su e offera a me sacrificio >>.

1)   G.  Marzano - Plaesano.  

2)   A.  Basili S. Biagio negli usi e nelle tradizioni popolari
calabresi.
     Dopo 228 anni, data in cui c'e' stato il terremoto
che ha distrutto Plaesano vecchio, il 5 febbraio e andato  

per la prima volta il nuovo parroco si reca sul posto

dov'e' stata rinvenuta la statua di San Biagio, per celebrare
 la Messa in presenza di tutti i fedeli che vorranno partecipare.
      Sul posto in cui e' stata rinvenuta la Statua di S. Biagio.
Dove esistono ancora dei vecchi  muri delle vecchie case
compresi i muri della chiesa dove c'era la Statua di S. Biagio
e la (CONA) nella quale era posta la statua. 
     Adesso quella contrada e' privata, coltivata con piante
degli ulivi, e si chiama:  Santo Spirito.

I Miracoli il Culto la Tradizione

I MIRACOLI :
A San Biagio, gli sono stati attribuiti diversi miracoli, tra cui il salvataggio di un bambino che
stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce.
I fedeli si rivolgono a San Biagio, nella sua qualità di medico, anche per la cura dei mali fisici
e in particolare per la guarigione delle malattie della gola.
IL CULTO :
San Biagio è il santo patrono della località di Plaesano (frazione di
Feroleto Della Chiesa), dove sorge 11 Santuario a lui dedicato.
Nel giorno della memoria liturgica (3 febbraio) è molto diffuso ilrito della "Benedizione della gola" dove durante la celebrazione liturgica, il sacerdote benedice le gole
dei fedeli accostando ad esse due candele incrociate e invocando l'intercessione di San Biagio.

LA TRADIZIONE:La festa dei tre giri -Di Umberto di Stilo-

Ci sono, specie nel Sud, diverse località e piccoli centri conosciuti solo ed esclusivamente per una loro
fiera, per il santo protettore, per un pellegrinaggio, per un preciso avvenimento che caratterizza la loro
stessa pellegrinaggio,identità geografica. Sicchè, nella Calabria reggina, Acquaro di Cosoleto è conosciuto e per la  festa di San Rocco, Terranova Sappo Minulio per l’annuale pellegrinaggio in onore del "SS.
Crocifisso", Polsi, in Aspromonte, per la stia Madonna della Montagna, ecc.
 Lo stesso discorso vale per Plaesano che da sempre si identifica con San Biagio, con il pellegrinaggio
del tre febbraio e con le classiche ed immancabili  tre girate   alla chiesa che costituiscono una delle più
genuine e schiette tradizioni di fede della gente di Calabria. Plaesano, un pugno di case sommerse in un mare di secolari olivi, vanta origini remotissime e da sempre, ogni anno, il tre febbraio, richiama Ogni  di persone di ogni età e condizione sociale. Sorto in epoca molt o antica, il primo nucleo abitato si costituì presumibilmente attorno ad un castello il cui primo proprietario fu un tal Plagitzanos dal quale successivamente prese il nome di Preizano o, come si legge in diversi documenti, "praiezzano".
Dalla fine del 1300 al 1850 Plaesano è stato sempre legato a Galatro, prima perchè facente parte dello
stesso fendo e della stessa baronia. poi dal 1835 al 1850  perchè sua frazione. In atto è frazione di
Feroleto della Chiesa e. pur facendo registrare una costante espansione urbanistica, supera di poco i mille abitanti. Quest i, però, si centuplicano il tre febbraio, allor chè, da sempre, diventa I' "ombelico della Piana" tantè che sin dalle prime ore del mattino, le strade che lo collegano agli altri centri della zona si
popolano di pellegrini che vanno a sciogliere i loro voti ai piedi del Santo. Giungono dalla montagna, dalla pianura e dalla valle.Il paese, infatti, è situato in cima ad una collina larga e folta di olivi che si allunga tra due valli, dai monti verso il mare e finisce in un terrapie-no qualche chilometro oltre l’abitato; da un lato scende rapida, con fratture e burroni, dall'altro si distende con un pendio dolce e salato, in cui i vigneti
formano delle chiazze chiare tra gli olivi. Da questa parte si arriva dalla Piana, dopo che la st rada ha
at t raversat o l'ampia e luminosa valle del Metramo, verde di aranceti. I pellegrini ora arrivano in macchina, giacchè solo quelli dei paesi vicini (Galatro, Feroleto, Laureanti) riuniti in allegre e chiassose comitive, seguendo la secolare tradizione locale, raggiungono a piedi il piccolo centro. Una volta fino alla fine degli anni sessant a  a Plaesano, il tre febbraio, era un continuo affluire di"massari" sul loro caratteristico carro tirato dai buoi i quali, senza scendere dal rudimentale mezzo ditrasporto e prima di entrare in chiesa a venerare e ringraziare il Santo, come tutti gli altri pellegrini, si affrettavano a compiere tre giri con il carro e gli animali attorno alla modesta chiesetta. Quest a di Plaesano er a consider at a anche la festa dei massari e, più precisamente, la festa del mondo agricolo e contadino. Non erano pochi, infatti, gli agricoltori che a Plaesano portavano in chiesa ( e molti lo portano ancora) un pugno di cereali che, benedetti, mescolavano a quelli della semina assicurandosi così una buona germinazione ed un felice raccolto. Inoltre la festa di Plaesano è ancoraconosciuta come la "festa dei tre giri".

Anche se l'origine di questo antico rito è piuttosto oscura, ancoraoggi, ogni persona che si reca alla festa deve compierlo; deve girare tre volte intorno alla vecchia chiesa che ha la facciata rivolta verso la piazzetta ed è circondata da una viuzza stretta come un corridoio. Per tutto il giorno è un cont inuo girare di persone (e, una volta, anche di bestie; di intere mandrie, di armenti al gran completo); il giro non si deve mai interrompere. "E' un girare uguale e lento come dell'asino legato alla stanga del pozzo, regolare come di un sat ellit e intorno al suo pianeta", scrisse Fortunato Seminarti.Secondo una ben radicata t radizione, infatti, chiunque raggiunge Plaesano nel giorno della festa del Patrono e trascuri di compiere i tre giri, è da considerare come uno che manchi di rispetto al Santo.La cerimonia dei "tre giri", infatti, non sembra dover si intendere come "deposizione at torno alla chiesa dei mali e delle cattive influenze" ma ha solo il omaggiosignificato di oaggio dover  al Santo il quale, però, secondo un'antica credenza popolare  si vendicherebbe con coloro che non si curassero di compiere l'at t o di omaggio. I giri devono essere
tre per chè nella simbolo gia cristiana il numero tre rappresenta la Trinità. Secondo alcuni
studiosi, invece, i tre giri attorno alla chiesa sono da colle-gare alle tre apparizioni di Cristo a San
Biagio, la notte precedente il suo arresto ed il suo martirio. Fra gli aspetti del culto di San Biagio, ricollegabili ad episodi dellasua vita, il più importante è quello di taumaturgo per le malattie della gola che trae origine dal noto miracolo della spina di pesce e dalla orazione che il mart ire avrebbe f att o prima di morire, chiedendo a Dio di risanare da questa malattia chiunque l'avesse pregato in suo nome. A San Biagio viene anche at t ribuit a la f acolt à di guarire i mali di ventre. A Plaesano quasi tutti i pellegrini arrivano muniti di un frammento di tegola ('ustraku) che, avvolto in un panno di bucato o, comunque, in un pezzo di stoffa, provvedono a mettere in contatto con la statua del Santo. Lo stesso frammento viene quindi portato a casa per applicarlo sul ventre dei bambini in caso di necessità. In questa evenienza il dolore scomparirà. Perchè proprio un f ramment o di  tegola? pare che fino al 1783 pellegrini portassero un intero mattone. Il terremoto di quell'anno, però. (era il5 febbraio, ed il pellegrinaggio in onore del Santo aveva avuto luogo esattamente 48 ore prima del "flagello") ridusse tutte le abitazioni della zona in un ammasso di macerie, sicchè l'anno successivo i fedeli, anche in segno della loro precaria condizione di vita, portarono a Plaesano per la consueta benedizione, un piccolo frammento di tegola,u straku , appunto. Straku che, nonostante i progressi fatti registrare nel campo medico e scientifico, ancora oggi, il tre febbraio, molti dei pellegrini che giungono Plaesano non rinunciano a portare con loro, magari ben celato in moderne e capienti borse femminili. Nessuno, infatti vuole trovarsi sprovvisto nel malaugurato caso che fosse necessario applicarlo sul ventre dolente dei bambini, a mo' di analgesico, per far sparire il dolore.Oggi, era avanzata della tecnologia, a Plaesano il 3 febbraio c'è chi rimpiange il genuino, semplice mondo contadino di un tempo; c'è, chi rimpiangela sfilata dei carri agricoli, dei calessi. dei mezzi di ogni sorta che, car ichi di persone, intervallati  seguit i da lunghe di gent e a piedi, giungevano al santuario. I carri cominciavano a giungere all'alba ed il loroarrivo continuava ininterrotto fino a mezzogiorno della  messa solenne e della processione della Statua del Santo per le vie del piccolo centro.La processione è sempre la stessa, così come, è lo stesso lo spirito che anima i fedeli che, numerosissimi, seguono la Statua lungo il suo vagare per le viuzze del paese. Non c'è strada che non sia percorsa dal sacro corteo. Non c'è abitante di Plaesano a cui non sia data la possibilità di vedere sotto il suo balcone la statua del Santo di Sebaste.Poi, nelle primeore del pomeriggio, tra canti. scoppi di fuochi pirotecnici e sonori rintocchi di campane,
accompagnato da una marea di pellegrini, San Biagio fa ritorno in chiesa.  Nei pressi del sacro tempio i giovani e volenterosi portatori, osservano qualche minuto di riposo per sistemarsi bene sotto la vara. Quindi ripartono e quando la processione giunge nella piazzetta prospiciente la stessa chiesa ad un segnale convenuto, i portatori, di corsa, fanno compiere e alla statua del Santo i “tre giri” stesso percorso e lungo la stessa viuzza dei pellegrini. Sono pochi minuti di confusione e di fervore indescrivibile. I fedeli tenendo ben stretti i loro bambini si radunano nella piazza o si addossano ai muri delle case, mentre un complesso bandistico esegue una allegra marcia sinfonica. Tutti  gli occhi sono rivolti allo sbocco della viuzza; nell’uscire da  quella curva la statua sembra sbandare sulla destra, ondeggia, sembra che da un momento all’altro possa cadere. Ogni qualvoltala statua arriva davanti alla chiesa, i portatori, dimostrando grande abilità, tutti insieme accennano ad una genuflessione. Un attimo. San Biagio si piega in avanti verso il sacerdote e gli altri  celebranti che, insieme ai fedeli, aspettano la conclusione dei tre giri. Poi riprende la corsa sulle spalle  degli abili portatori. E i fedeli, sempre più pigiati tra di loro, t ratt engono il respiro e pregano.C’è chi si batte il petto coi pugni, chi stringe più forte a sé la propria creaturina, chi si limita a segnarsi devotamente. Sui volti di tutti si legge l’intima partecipazione al particolare momento di fede.Ultimati i tre giri, sia pur sfiniti, i giovani portatori riescono a trovare ancor a le necessarie energie per gridare “Viva San Biagio” e per  far scomparire la statua all’interno della chiesetta, passando tra la folla di fedeli con un rapido sobbalzo Adesso il rientro a casa delle migliaia di pellegrini è più rumoroso, più scoppiettante ma sicuramente meno allegro e festoso. Lungo le strade, comunque, oggi come un tempo, si respira a pieni polmoni. La festa di Plaesano, tutto sommato, è come un presagio di primavera, cioè di vita rinnovata. Talvolta, anche se si è ancora ai primi di febbraio, la stagione è di una clemenza inverosimile, il sole splende tiepido in un’aria ferma e tersa come cristallo. E nelle siepi che costeggiano la strada, qua e là occhieggia già il biancospino, rendendo più completa e perfetta l’illusione della primavera. 

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